La scazzottata antifascista ad Apice Vecchia dopo l’arresto di Mussolini

Il pugno in faccia ai fascisti dopo l’arresto di Mussolini, la detonazione popolare di restrizioni e rabbia accumulate nel tempo. Un pezzo di storia raccontato in modo meraviglioso dall’anziano maestro apicese Saverio Gubitosi.

Il racconto e i ricordi del maestro Saverio Gubitosi, cresciuto nel borgo sannita di Apice Vecchia, si collocano nel ’43, durante quel fatidico 25 luglio, quando, in una parabola temporale che inizia dalle prime ore del mattino, il Gran Consiglio fascista scaricava il duce, il re Vittorio Emanuele III ordinava il suo arresto e la popolazione italiana, al termine del radiogiornale della sera, apprendeva della fine della dittatura, riversandosi nelle piazze con bandiere sindacali e un’insegna del nascente Partito comunista italiano tenuta ben nascosta in casa. Il maestro Saverio all’epoca era poco più che un ragazzino.

Il maestro Saverio era nei vicoli del paese vecchio quella sera, si era allontanato dalla bottega di suo padre, dove, di nascosto, gli oppositori al regime ascoltavano Radio Londra; sono vivi e nitidi i volti di quella sera e con le parole del maestro si ha l’impressione di essere in mezzo alla concitazione e allo stupore di quei momenti segnati da un’indimenticabile scazzottata: gli antifascisti del paese, pochi ma agguerriti, i cui nomi sono ricordati, posero fine alle ultime volontà di oppressione e di dominio di coloro che, aggirandosi nei viottoli del borgo come avvoltoi in camice nero gridavano, la sera dell’arresto: «Torna Mussolini! Torna!».

I tre nostalgici fascisti non furono però accolti tanto bene e subito si fece sentire la reazione di quella piccola resistenza di paese che avrebbe poi conosciuto la piena libertà a circa due anni di distanza, quando il giogo nazifascista venne spazzato via il 25 aprile del 1945. Il maestro Saverio è venuto a mancare questo inverno, lasciando nella comunità una grande assenza. Oggi, per fortuna, si ha ancora la possibilità di narrare quei momenti che segnarono la rinascita di una società e l’inizio di un nuovo amore per la libertà.

Michele Intorcia