La “Stregona dei boschi”, erba della paura

Pianta di confine dal nome e dalle proprietà particolarissime, la “Stachys sylvatica” ha un effetto simpaticolitico utile a calmare il sistema nervoso. Ed è per questo, probabilmente, che rientra tra le cosiddette “erbe della paura”. E nella tradizione cecoslovacca è utilizzata per combattere malocchio e incantamenti

La Stregona dei Boschi (Stachys sylvatica L.) è una tipica “hedgewort”, termine inglese arcaico che indica le piante che si trovano sui limiti. In questo caso, del bosco. Pianta sciafila, ossia amante dell’ombra, predilige però zone ad ombra leggera o moderata e vegeta su terreni abbastanza ricchi di azoto. È una pianta che ha un’affinità particolare per l’acqua: pur non prediligendo i luoghi particolarmente umidi, riesce a trattenere bene l’acqua che assorbe, grazie alla sua pelosità vellutata e alle resine che si trovano sulla sua superficie, tant’è vero che rimane turgida per parecchio tempo dopo essere stata tagliata.

Pur essendo molto poco usata, è molto interessante dal punto di vista terapeutico, in quanto ha un effetto sedativo e calmante: è un simpaticolitico/parasimpaticotonico ed è un’ottima vulneraria (facilita la guarigione delle ferite) con proprietà antispasmodiche e toniche. E’ infatti una pianta capace di arrestare le emorragie (in inglese è chiamata wood woundwort, che significa “erba delle ferite che si trova nei boschi”), mantenendo pulite le ferite e accelerando la loro guarigione.

Grazie a questa sua azione, alle sue proprietà antispasmodiche e alla capacità di aumentare il tono uterino, sostiene la regolarità del ciclo mestruale, tratta l’ipermenorrea (mestruazioni particolarmente abbondanti) e calma il dolore mestruale (ma non è adatta in caso di gravidanza e allattamento). Agisce come regolatore ormonale in caso di sindrome dell’ovaio policistico. Tradizionalmente è anche usata come diuretica, per trattare la pressione alta, i problemi della prostata e del tratto urinario inferiore, i disturbi di natura infiammatoria relativi alla pelle, alla cavità orale, allo stomaco e all’intestino; normalizza il tratto digerente e calma la diarrea. “Pulisce” il sangue e sostiene la circolazione sanguigna, risultando utile nelle persone con mani e piedi spesso freddi. È efficace anche in caso di influenza, mal di testa, stress, pizzichi di insetto e acufeni.

I suoi aspetti più interessanti, però, sono forse quelli sottili. È una pianta calda e secca che riesce a riscaldare, in particolar modo, il pavimento pelvico, i reni e il plesso solare. Forte nei suoi aspetti venusini, lunari e saturnini, è una pianta bilanciante, diuretica, antispasmodica, vitalizzante, purificante e che nutre il nostro lato più sottile. Per tali motivi, possiamo considerarla una pianta guardiana, in quanto purifica ed armonizza la nostra “controparte” energetica rendendoci “pronti” a varcare la soglia del mondo del sottile. Contestualmente nutre e rafforza la nostra sessualità.

Non è un caso che nella tradizione cecoslovacca la stregona sia usata anche per combattere il malocchio e gli incantamenti. L’usanza è quella di versare tre manciate di erba secca in tre litri d’acqua, portando all’ebollizione e facendo sobbollire per 5-8 minuti; spenta la fiamma si lascia in infusione per altri 20 minuti. Con il decotto così ottenuto ci si lava viso e corpo per tre volte.

La Stregona appartiene inoltre al gruppo delle cosiddette “erbe della paura”, usate anche nella tradizione italiana per risolvere gli effetti dei grossi spaventi (la più usata in tal senso è la Stachys recta L., stregona gialla). Un decotto preparato con la pianta viene usato per lavare il corpo del malcapitato: se l’acqua diventa scura e torbida, ha tolto la paura e risolto i suoi effetti. In caso contrario, non ha funzionato. O, forse, non avevamo la paura.

Pierluigi Campidoglio

[Ovviamente i contenuti hanno un fine divulgativo e non sostituiscono il parere medico]

La “Stregona dei boschi”, erba della paura

di Redazione Tempo di Lettura: 2 min
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