La voce del violoncellista Brunello dall’Elba contro il taglio dei larici centenari di Cortina

Mario Brunello dall’isola d’Elba sull’abbattimento di questi giorni di un bosco di alberi secolari per la costruzione della pista di bob in vista delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026: «Salvare i larici centenari sarebbe stato un gesto meraviglioso per tutto il pianeta rispetto a un evento che ha solo finalità economiche».

È dall’Isola d’Elba, da Marciana, dal parco nazionale dell’arcipelago toscano, che con Mario Brunello, violoncellista italiano di fama mondiale, ospite annuale del festival Elba Isola musicale d’Europa, ritorniamo a distanza di mesi, dopo un concerto solistico sulle vette più alte della musica classica, iniziato con Bach e approdato a M. Weinberg, fino alla rievocativa e ancestrale Havun Havun, sui larici centenari che si stanno abbattendo in questi giorni a Cortina d’Ampezzo per far spazio alla discutibile pista da Bob in vista delle prossime olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026.

Come si ricorderà, il maestro Brunello, era andato lì, nel febbraio scorso, nell’area dove sorgerà la pista, con il suo violoncello «per dare voce o forse un arrivederci a degli antichi esseri che voce non hanno», come ha espresso nuovamente e con visibile amarezza pochi giorni fa il musicista trevigiano dall’antica fortezza, sottolineando inoltre come l’opera abbia più degli obiettivi economici rispetto a un benessere ambientale collettivo sempre più emergente ed evidente e legato  alla richiesta di ombra e di acqua che nel breve tempo i governi e la politica saranno chiamati ad assicurare.

«Non c’è pietà per le nostre montagne  che contano meno di una pista da bob che verrà costruita per ambizioni personalistiche e con oltre 120 milioni di euro pubblici, col rischio di non consegnarla nemmeno per i Giochi olimpici invernali – aveva detto la consigliera di Europa Verde Cristina Guarda sul Corriere Veneto nel febbraio scorso-. Nonostante le tante promesse, tutti sanno che questa pista verrà poi dismessa per l’eccesso di costi per mantenerla in vita: in una montagna con sempre meno neve si andrà a costruire un freezer a cielo aperto, che per essere attivo consumerà energia e acqua, mentre ai cittadini si impone il risparmio».