Nella 19esima edizione della giornata mondiale dei fiumi, la video-intervista al maestro Saverio Gubitosi sul Fiume Calore Irpino, le cui immagini e parole riportano ad una ambientazione degli anni ’40 e ’50 del secolo scorso, custodisce lo splendore di un fiume dalle acque verdi e azzurre, ricco di pesci, florido e vissuto. «Era il prolungamento naturale del paese», recita l’anziano.
In tutto il mondo, milioni di persone di cento paesi partecipano alle attività della Giornata Mondiale dei Fiumi, in quella che è diventata una delle più grandi celebrazioni ambientaliste del pianeta, che ricade quest’anno il 22 settembre.
Molti dei fiumi del mondo sono infatti in uno stato di degradato a causa delle crescenti pressioni legate all’inquinamento, al cambiamento climatico e allo sviluppo industriale.
bMagazine, da anni, segue le problematiche connesse ai fiumi, contribuendo, con video e reportage girati lungo i corsi d’acqua della provincia sannita, tra denunce e scoperte naturalistiche, alla divulgazione e inseminazione nelle comunità dell’esistenza – dimenticata purtroppo soprattutto nelle nuove generazioni – dei corsi d’acqua. L’intervista inedita, trasmessa solo al Borgo e il Fiume 5, al maestro Saverio Gubitosi e girata nel 2020, si inserisce in maniera potente in questa giornata dedicata al tema dei corsi d’acqua delle nostre comunità; proprio l’insegnante, scomparso da qualche anno, descrive il fiume come il prolungamento naturale del paese.
Nel tratto invece che va da Taurasi ad Apice, il colore del Calore assumeva tinte verdi-azzurrine uniche, tanto da attrarre pescatori da altre luoghi d’Italia. Inutile fare il confronto con oggi, dove esiste un divieto di balneazione e sono stati purtroppo frequenti e annuali fenomeni di sversamenti abusivi, denunciati a inviati all’ Arpac, documentati e analizzati, in cui è emersa la presenza nel 2023 di Escherichia coli proprio davanti al Ponte Appiano, divenuto da poco patrimonio Unesco. Molti ricorderanno anche i rischi di contaminazione per via della Salmonella. Nel 2012, trentanove sindaci del beneventano sono stati rinviati a giudizio per disastro ambientale. Metà degli scarichi sui corsi d’acqua locali non erano stati depurati e in alcuni punti il livello di inquinamento era mille volte superiore ai massimi consentiti, a scriverlo era il giornale d’inchiesta l’Espresso (leggi l’articolo completo https://lespresso.it/c/-/2012/5/10/sannio-salmonella-nei-fiumi/5408)
Una condizione oltremodo contrastante e allarmante se si pensa al fatto che non un’era fa, ma 50-60 anni prima, era addirittura possibile bere quell’acqua e che fino agli inizi degli anni ’90 era possibile ancora la balneazione. Una situazione che dovrebbe porci di fronte ad una riflessione importante, invece riscontriamo sempre le solite problematiche: un apparato pubblico, non solo locale, che non riesce a gestire gli eventi e l’ignoranza di determinati cittadini; oppure della mano delinquenziale di alcuni imprenditori che hanno prelevato illegalmente inerti fluviali, contribuendo alla devastazione di un ecosistema. Ultimamente si sta parlando di contratti di Fiume, saranno milioni di euro in più quelli stanziati dalla Regione Campania, e qual è stato l’unico argomento alla base, almeno per il Calore? Il dissesto idrogeologico. Di riqualificazione delle acque neanche l’ombra o una goccia, di regolarizzare o investire in depurazione nemmeno, di applicazione delle regole già esistenti della tutela dei fiumi, come le distanze dagli argini, neanche un accenno. Qual è il rischio? È che quei soldi si tramutino in colate di cemento inutili a vantaggio di tecnici e imprese gravitanti nelle sfere di controllo della politica.
Sediamoci e godiamoci il racconto del maestro Saverio, immaginando oggi che è domenica di poter scendere dopo pranzo lungo il Calore con amici, famiglia e bambini e di potere di nuovo guardare quell’acqua verde-azzurrina di un tempo.