Il Pungitopo, pianta del Solstizio invernale e simbolo del sole che risorge

Il sempreverde pungitopo conserva in sé la memoria di un antico passato botanico. Con le sue bacche rosse custodisce la promessa del sole che sorgerà ancora dopo il buio e il freddo dell’inverno.

Il pungitopo o rusco (Ruscus aculeatus L.) è uno dei simboli del Natale. Come l’agrifoglio è considerato una pianta magica e beneaugurale fin da epoca precristiana. Essendo un arbusto sempreverde dalle “foglie” coriacee e spinose, evoca immagini di sopravvivenza e prosperità. Le sue bacche sferiche dal colore rosso vivo che maturano in autunno e durano sulla pianta diversi mesi sembrano rimandare, durante la profonda oscurità invernale, all’idea del Sole e pertanto fungono da talismano, assicurando il ritorno della luce e del calore alla fine della stagione buia. [Cattabiani].

Cladodi e fiori del pungitopo (immagine tratta da [Aroche])
Dal punto di vista botanico, il pungitopo è un piccolo arbusto sempreverde con fusti legnosi alla base (suffrutice). Tali fusti sono provvisti di false foglie, dette cladòdi, di colore verde scuro, coriacee e spinose, che in realtà sono rami trasformati che assumono la forma e la funzione delle normali foglie, essendo, ad esempio, capaci di fotosintesi. Le foglie vere sono estremamente ridotte e caduche, ridotte a squame biancastre, inserite sul fusto. [Acta]

Dal punto di vista filogenetico, i cladodi sono strutture molto antiche, essendo stati identificati in fossili risalenti già al Permiano (periodo che va circa da 299 a 251 milioni di anni fa). Recenti studi hanno dimostrato che anche dal punto di vista genetico i cladodi dovrebbero essere strutture intermedie tra foglie e rami; ad esempio, quelli di pungitopo “non sono omologhi né al fusto né alla foglia, ma hanno una doppia identità d’organo”. [Hirayama] Al centro dei cladodi compaiono i fiori che sono seguiti da bacche globose di color rosso vivo che maturano nell’inverno successivo alla fioritura e che permangono sulla pianta per 2-3 mesi dopo la maturazione.

Gli usi del pungitopo

Come narrato anche da Castore Durante, le fronde spinose sono state usate spesso nelle campagne per proteggere le provviste dai topi e dagli altri roditori: da qui il nome di pungitopo. Data la loro flessibilità, gli stessi rametti erano anche usati per realizzare scope.

I giovani getti (turioni) che nascono in primavera dalla base della pianta possono essere cotti e utilizzati in cucina come gli asparagi. Essendo più amari rispetto a questi ultimi, possono essere addolciti scottandoli velocemente in poca acqua bollente (che va poi gettata via) prima di usarli nella preparazione della pietanza finale. I suoi semi tostati sono talvolta usati come succedaneo del caffè. Le proprietà terapeutiche del pungitopo erano ben conosciute anche dagli autori antichi. Già Castore Durante, ad esempio, descriveva l’effetto diuretico ed emmenagogo (che, cioè, favorisce le mestruazioni) di questa pianta e la sua capacità di sciogliere i calcoli. Oggi i suoi estratti sono utilizzati soprattutto per la loro attività di tonificazione della parete venosa.

«Di dentro. Le frondi, & parimente i frutti beuuti nel vino ò cuocendo in esso fanno orinare, & prouocano i mestrui, rompono le pietre della vescica, giouano alle destillazioni dell’orina, & giouano al dolor del capo, & al trabocco del fiele. Fa i medesimi effetti la decottione della radice beuuta nel vino, apre l’oppilationi, & la medesima vale al espettorare i grossi & viscosi humori. Mangiansi i suoi gamboncelli, quando son freschi, in luogo d’asparagi: ma sono amari, & fanno orinare.
Di fuori. Per hauere i rametti vencidi, & le foglie dure, se ne fanno le scope: & servuono per cacciar come si è detto i Topi, & le Nottole dalle carni salate. – [Durante]

A cura di Pierluigi Campidoglio

 

Riferimenti
[Acta] Acta Plantarum, https://www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?f=95&t=2703
[Aroche] https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Ruscus_aculeatus_fleur.jpg. No machine-readable author provided. Aroche assumed (based on copyright claims)., CC BY-SA 3.0 <http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/>, via Wikimedia Commons
[Cattabiani] Alfredo Cattabiani, “Florario”, Oscar Mondadori (2012)
[Durante] Castore Durante, “Herbario novo” (1667)
[Hirayama] Yumiko Hirayama et al., “Expression patterns of class I KNOX and YABBY genes in Ruscus aculeatus (Asparagaceae) with implications for phylloclade homology”, Development Genes and Evolution volume 217, pages363–372 (2007), DOI: 10.1007/s00427-007-0149-0

L’immagine in evidenza è di Veronica Barcelo da Pixabay

 

 

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