L’esperienza di “Terra Buona” e la rinascita possibile delle aree interne

Percorsi rurali, ecogastronomia e consumo consapevole: «Così rinascono i piccoli centri dell’entroterra». Contro l‘atomizzazione sociale della società contemporanea, che spacca e svende i territori, è utile ampliare l’idea di paesaggio. Che “siamo” anche noi

Parte da Buonalbergo il progetto “Terra Buona Experience” che, attraverso le parole chiave di sostenbilità, consumo critico e accessibilità, punta a una rinascita culturale del Fortore e dell’entroterra campano. «Non si tratta solo di migliorare la situazione esistente recuperando ritardi o deficit pregressi, ma di assumere la responsabilità di un modello di sviluppo che metta al centro la cura delle risorse locali, umane e naturali», spiegano i promotori Roberto Fiorino, Lea Farina e Pierpaolo Capozzi. Contro la frammentazione e la marginalizzazione dei territori (ridotti a quartieri dormitorio alla periferia del cuore artificiale del capitalismo), la riconsiderazione della propria terra passa per un’esperienza “olistica” del paesaggio, inteso come insieme di esistenze e valori incastonati tra i territori e le comunità che li vivono. Perché il paesaggio non è uno spazio astratto in cui collocarci come massa inerte ma è un continuum di vita di cui siamo parte integrante, lo “siamo” anche noi.

Quello di “Terra Buona” vuole essere un vero e proprio viaggio di turismo lento e “interiore”, in cui «la tradizione culinaria locale, unita all’approccio della moderna ecogastronomia, possa offrire un’esperienza sempre originale, basata sull’autenticità e sull’unicità di ogni esperienza individuale». Grande attenzione è stata riservata, inoltre, al tema dell’accessibilità. «I nuovi principi della sostenibilità – spiega Capozzi, responsabile del blog “Italia Accessibile” e socio di “Terra Buona” – non devono puntare solo a migliorare le relazioni dell’uomo con l’ambiente ma anche quelle, interne alla società stessa, tra le persone, rendendole più eque, positive e inclusive». Ed è anche per questo che il progetto è gestito sotto forma di cooperativa sociale, per fare comunità e promuovere inclusione e scoperta dell’altro. Risultato: una vera e propria “land experience” in grado, secondo gli animatori dell’iniziativa, di condensare il valore inespresso di un intero paesaggio.

Coerente con la mission, l’idea di un’inaugurazione “diffusa” con brindisi omaggio tutte le sere fino a domenica 9 agosto nel presidio enogastronomico di “Terra Buona”, in un antico frantoio nel cuore del centro storico di Buonalbergo. «Abbiamo puntato su questo “format” non solo per evitare concentrazioni eccessive come da disposizioni sanitarie – spiegano gli organizzatori – ma soprattutto perché l’esperienza che proponiamo è diffusa nel tempo e nello spazio, attraverso i percorsi, i prodotti e le tradizioni di luoghi e contrade del nostro territorio».