sacrifici guerra

Sacrifici energetici per non fermare la guerra e salvare i “becchini di Stato”

Visto che d’ora in avanti il leit-motiv di questi becchini di Stato, declinato in diverse salse, sarà: “Se non volete la guerra ingoiate il rospo x o rinunciate al diritto y”, credo sia necessario, per me come penso per ogni persona che non voglia arrendersi al naufragio della ragione in atto a ogni livello della vita associata, dichiarare apertamente quanto segue.

Sono disposto a fare sacrifici, se ciò significa la fine del vostro ordine di morte e di diseguaglianza.

Sono disposto a fare sacrifici, se ciò significa che i soldati russi, ucraini o di ogni altro paese possano sputare sui loro fucili, disertare e tornarsene in pace dai loro cari.

Sono disposto a fare sacrifici, se ciò significa decarbonizzazione, rivoluzionamento di questo insostenibile modello di produzione e di consumo, lotta vera all’imminente catastrofe climatica e ambientale (non le vostre stronzate sui dieci secondi di doccia in meno, mentre state letteralmente dando fuoco al mondo con i vostri piani energetici ottocenteschi, con i vostri Moloch industriali che vomitano merci a profusione, con le vostre devastanti guerre).

Sono disposto a fare sacrifici, se ciò significa spazzare via nell’irrilevanza chi da decenni ci angoscia, ci terrorizza, ci tiene scientemente schiavi dell’incertezza e della precarietà, ci fa ammalare nel corpo e nella mente e rade pure al suolo sanità, scuola e cultura, che di questi mali sarebbero gli antidoti, distrugge il lavoro e il salario eppure continua sadicamente a far dipendere da essi la nostra sussistenza.

Se invece, cari campioni di disastri internazionali che poi scaricate puntualmente su gente innocente, adoratori del profitto (anche quando il suo trionfo deve passare su pile di morti da default, da pandemia, da eccidi di guerra), se invece il sacrificio che per l’ennesima volta ci state chiedendo, deve servire a

– risolvere crisi energetiche che voi stessi avete generato con le vostre scellerate alleanze;
– a salvaguardare gli insopportabili privilegi della vostra classe, che siate di nazionalità americana, europea o russa;
– a fomentare guerre tra inquietanti nazionalismi (in prima linea) e tra voraci imperialismi in lotta per l’egemonia mondiale (dietro le quinte, ma nemmeno poi tanto);
– a legittimare la vostra oscena furia bellicista, le vostre ottuse polarizzazioni, le vostre ridicole strategie e alleanze militari, i vostri maschi compattamenti a cervello spento, di cui vi sentite così virilmente fieri;
– le vostre escalation da macellai sulla pelle del popolo ucraino e di chissà chi altro in futuro, da cui nessuno di voi ha la minima intenzione di recedere fino a che il suo gioco non sarà compiuto;

se i nostri sacrifici servono ad alimentare questo – e alla fine, con ogni probabilità, non scongiureranno né la guerra, né il disastro economico che ne consegue (per noi miserabili, certo non per il grande capitale, che sopra i cadaveri fa festa) –, allora da me non avrete un centesimo, uno sforzo, un muscolo che si tende per la vostra ributtante violenza, non avrete nemmeno la rinuncia più insignificante, dopo le mille che già avete imposto alle nostre vite tristi, accartocciate, svuotate, non solo e non tanto nei portafogli quanto nel loro immenso potenziale di gioia, di desiderio, di salute mentale, di solidarietà fraterna, di speranza di poter anche solo immaginare un mondo meno barbaro di questo inferno, che per voi è l’unica alternativa possibile.

Gianpaolo Pepe