L’ultima occupazione di Maria Gabriella Guglielmi

bMagazine saluta la professoressa surrealista. Che insegnava: «Non esiste l’Aldilà, ma solo la Surrealtà»

«Studiate il Futurismo, serve per vivere… Il Futurismo serve per vivere e il Surrealismo per morire.» In fondo Maria Gabriella Guglielmi, professoressa di Storia della Fotografia all’Università di Salerno e fondatrice delle gallerie “Ap-Art” di Salerno e Roma, è sempre stata un’inguaribile ottimista. Immediatamente, con un sorriso complice, aggiunse: «per non… morire. Mettiamoci un non». Come a dire, non ci buttiamo la zappa sui piedi.

La professoressa Guglielmi il Surrealismo se lo portava addosso, era il suo macigno e la sua forza, e quanti hanno gravitato attorno a lei lo hanno assorbito. «Siamo un gruppo surrealista?», così iniziava una fotopoesia automatica scritta dopo una seduta di esami a otto mani (o meglio, quattro voci e una mano, quella della professoressa intenta a registrare su carta gli automatismi verbali). Momento sommamente creativo, per la Guglielmi, quello degli esami. «Il sapere è meramente reale / Io non so e non saprò mai / ma so vivere / perché ci siete voi / diaframma di surreale / bagliore» (Guglielmi, Tateo, Lombardo, Parrella).

Gli ultimi versi della poesia rendono bene quella che è stata l’attività didattica della Prof: al bando i pistolotti filologici e tautologici che sezionano la cultura come un cadavere, la cultura dev’essere viva e pulsante per poter parlare. Di qui l’abitudine, nelle sue lezioni, di unire la pratica alla teoria facendo realizzare agli allievi collage, assemblage, rayograph con una prassi giocosa in diretta relazione con la concezione surrealista: «il gioco, “azione libera per eccellenza” – scrive Arturo Schwarz – non ha, come lo humour, nessuna finalità produttiva immediata: segna un momento d’indipendenza assoluta ed è anzitutto una rivolta dello spirito e dell’inconscio contro i condizionamenti della società e della vita». Ma la liberazione dello spirito non deve compromettere il rigore creativo, di qui l’utilizzo del metodo paranoico-critico di Salvador Dalì. Come insegna l’artista, «si tratterebbe della sistemazione più rigorosa (quindi in maniera critica, ndr) dei fenomeni e dei materiali più deliranti» (a Dalì è dedicato uno dei primi studi della Guglielmi, “Fotografia e paranoia. L’occhio di Salvador Dalì”).

Quella della Prof. è stata una vita per gli studenti e grazie agli studenti. Soprattutto dopo la tragica e prematura scomparsa del “divino Achille”, così talvolta la Guglielmi definiva l’amato figlio, tutte le energie della professoressa sono state dirette a indicare delle strade ai giovani, a dar loro «il coraggio di VIVERE nonostante lo squallore che descriveva bene Moravia». L’uomo funziona come una dinamo, ebbe a dirmi la Prof., più cede energia e più ne accumula: dagli stessi studenti la Guglielmi traeva un’immensa forza nel suo lavoro, tutt’uno con la sua esistenza («La ricerca non si fa solo sui libri. Si fa anche con la propria vita»). Dalla riconoscenza degli studenti la professoressa traeva altresì un’investitura e una legittimazione alla sua attività infinitamente superiore a quella derivante da giochi di potere e politiche universitarie.

Già diletta allieva di Filiberto Menna e visionaria artista sotto lo pseudonimo di Ella Williams (vedi sotto il video “Recupero dell’invisibile”), Maria Gabriella Guglielmi era ampiamente sovversiva, sin dall’aspetto imponente e stravagante (ma a noi la Prof. raccomandava: «Siate classici fuori e surrealisti dentro»). La sua fiducia era riposta in una rivoluzione culturale («Lo sapete che i futuristi si occuparono di cucina? Rivoluzione culturale e culinaria: vi aspetto a cena stasera!») ma qualche volta la Prof. ha tentato anche, da sola, l’occupazione dell’università. «La prima volta – mi spiegò – fu negli anni Novanta. C’era pure Trimarco… (il professore Trimarco è rimasto sempre un punto di riferimento per la Guglielmi, sebbene la Prof. avesse diverse cose da rimproverargli, tra cui il fatto di essersi tagliato i capelli, ndr) Il professore passò e non si fermò nemmeno, però poi mi offrì il caffè al bar…»

L’ultima volta che la Guglielmi ha occupato l’università c’ero anch’io. Uno degli scivoli d’accesso all’ateneo era tremendamente scivoloso e pericoloso, un ragazzo vi era caduto qualche giorno prima. La Prof. aveva segnalato la cosa alle autorità competenti ma nessun provvedimento era stato preso. «Alessandro ora ti insegno come si occupa, non ci vuole molto.» La Prof. si piazzò sullo scivolo bloccando il transito a studenti e professori e chiedendomi di documentare l’evento con la sua macchinetta fotografica. «Perfetto, sta arrivando la professoressa Fimiani (prorettore dell’Università, ndr). PROFESSORESSA QUI NON SI PASSA, L’UNIVERSITA’ E’ OCCUPATA PERCHE’ E’ PERICOLOSA. NON POSSO FARLA PASSARE ALTRIMENTI LEI SCIVOLA E SI FA MALE!»

La professoressa Fimiani riuscì alla fine a passare con un ampio sorriso e l’occupazione sembrò esser stata vana. Vorrei portare per sempre impresso nell’anima lo sguardo tenero, sorridente e stupefatto della Guglielmi quando, giorni dopo, scoprimmo che sullo scivolo erano state finalmente applicate delle strisce antiscivolo. Il “paradiso in terra”, come lo chiamava la Prof., si costruisce a poco a poco, magari s’inizia con delle strisce antisdrucciolo. «Come state ragazzi? avete voglia di un cambiamento o vi piace la vita comoda? datevi da fare e state allegri e fiduciosi ma sempre all’erta….. scoprite la bellezza di svegliarvi all’alba quando non c’è l’inquinamento e il nervosismo….. darei la mia vita per insegnarvi la strada da percorrere ma è un tragitto che dobbiamo percorrere insieme. tenendoci per mano per non inciampare…… poi ci lasceremo e resterà il ricordo di aver almeno tentato di costruire quel ‘paradiso’ agognato dagli eroi di Moravia» (Maria Gabriella Guglielmi).

Alessandro Paolo Lombardo

 

La professoressa Maria Gabriella Guglielmi è morta sabato 18 febbraio 2012. Due redattori di bMagazine, già allievi e collaboratori della Prof., si onorano di tenere viva, nella propria attività, l’eredità della meravigliosa docente. Alessandro Caporaso e Alessandro Paolo Lombardo, insieme a tutti gli studenti e ai collaboratori Antonella Nigro, Antonio Tateo, Emma Simeone, Anna Macrini, Simona Taurisano e Valentina Parrella salutano Gabriella Guglielmi increduli e dolenti, consolati dalla certezza della Prof. che «non esiste l’aldilà, solo la Surrealtà».

DAFNE FOSFORESCENTE
Metamorfosi sulle strisce pedonali

ALLA PROF. GUGLIELMI, OGNUNO È CIÒ CHE DÀ

 

Di surrealtà vestita
e solo metà fisica
cammina come un non-luogo
che cammina e incede
da maschera greca in carne per gioco.

Non fuma ma cede
al veleno, ne prende quando può.
Un fumoso figurativo
è già per metà teologico
al mercato delle pulci si compra l’escatologico.

Tra posate d’argento e cassetti tarlati
i capelli tagliati
di post-storici in saldo.

Il kitsch col sublime divide il fitto
nell’appartamento della postmodernità.
Acqua, vinavil e il frutto… rinnegato
di sporco quotidiano. Vetrificato
il nostro tempo terrà.

Impazzisce
il frutto puro
s’incrina
il vetro vero.

APL 28.12.2010