supplenti

23 domande che chiunque vorrebbe fare ai supplenti: tripla Sputtanaintervista

Tutto quello che avresti sempre voluto sapere sul mondo dei supplenti ma che non hai mai osato chiedere perché è finita la ricreazione. “Supplenti” è un romanzo scritto a sei zampe da Francesco Brusco, Martina Mengoni e Valentina Nappini, una «tragi-commedia epica tratta da una serie tv che non è ancora stata realizzata», uscita il 27 maggio 2021 per Pendragon

Supplenti” è un libro che si beve tutto in un sorso tra l’ora di ricevimento, l’ora di buco e lo “sputtanapomeriggio” che Gianna, Carla e Nicola amano tanto. Una panoramica estremamente realistica di un mondo grottesco che cigola come l’ultimo bullone di un palazzo che sta per crollare ma non molla mai, a differenza del sistema nervoso centrale di chi (fortunatamente o sventuratamente) fa parte del meraviglioso mondo del MIUR.

I racconti si srotolano con un ritmo agghiacciante fra presuntuosi meccanismi burocratici e virtuosi funambolismi narrativi che solo gli eccessi di realtà del mondo della scuola possono in qualche modo giustificare. Nella sputtanaintervista che segue, gli autori proveranno a rispondere (sputtanandosi il più possibile) a 23 domande che chiunque vorrebbe fare ai supplenti e a chi rimane, suo malgrado, intrappolato in questo sporco pazzo psicotico mondo che è quello dell’Istruzione.

(ATTENZIONE: i candidati hanno risposto autonomamente senza copiare l’uno dall’altre o viceversa.)

I supplenti, in quanto precari, si sentono esclusi dall’organizzazione scolastica?

Valentina: Direi, piuttosto, che hanno l’esclusiva dell’organizzazione scolastica. Appena arrivi in una scuola, soprattutto se non ci hai mai messo piede prima, cercano di appiopparti i ruoli più frustranti. Secondo me il primo premio della sfiga precaria lo vincono i turni di sorveglianza durante l’intervallo: un vero e proprio convegno di supplenti. Chi è assunto a tempo indeterminato conosce molto bene qualsiasi escamotage per evitarli.

Francesco: Mica solo da quella. Dopo un paio di anni a scuola si iniziano a sviluppare manie di persecuzione che neanche i più incalliti complottisti. Dentro di noi siamo consapevoli che chiunque provasse a infrangere le sacrosante barriere all’interno dell’organizzazione scolastica finirebbe come Tom Cruise in Eyes Wide Shut.

Martina: Se la vicepreside è Loredana Vannucci, senz’altro sì.

Supplente è il participio presente di supplì?

Valentina: No. Di supplizio.

Francesco: No. Di supplire.

Martina: il supplì è sempre una buona idea.

L’esistenza dei supplenti è già un supplizio infernale, che bisogno c’era di raccontarlo ad alta voce? C’entra lo Schadenfreude?

Valentina: Vedi che ci avevo preso con il supplizio?! Più che di Schadenfreude, parlerei di una esasperata richiesta di aiuto. Poi se disturba troppo l’acustica, lo sappiamo raccontare anche a bassa voce eh.

Francesco: No, è solo che speriamo di fare fortuna con i diritti d’autore e licenziarci presto. Molto presto.

Martina: sì un po’ di Schadenfreude ce l’ha insegnata la cara Chantal Ballina, una scoppiettante collega del Liceo Di Caprio, il liceo artistico (d’invenzione) in cui è ambientato Supplenti (per fortuna però non ci ha ancora convinti a diventare vegani). Raccontarlo ad alta voce è stata una catarsi: ci dispiace avervi passato un po’ di supplizio, ma in realtà sì, siamo anche un po’ contenti.

Supplenti è un romanzo satirico o di cronaca storica?

Valentina: Supplenti è il primo romanzo tratto da una serie tv non ancora realizzata, ma possiamo definirlo anche una tragi-commedia epica.

Francesco: Né l’uno né l’altro, piuttosto un manuale di sopravvivenza scritto in forma narrativa…

Martina: è un romanzo satirico di cronaca non-storica, o a-storica, come dimostrano le garze scadute a fine anni novanta che il tecnico di laboratorio Sergio rinviene nella cassetta del pronto soccorso del Liceo di Caprio. La scuola è piena di oggetti desueti: fotocopiatrici grandi quanto un mobile bar, gabbiotti coi lucchetti che custodiscono palloni di tutti i tipi, scritte nei bagni e negli spogliatoi che tornano indietro fino alla fine degli anni ottanta. E anche certi personaggi e tipi umani, diciamocelo, sono sempre gli stessi da decenni, non cambiano mai.

Gli schedari di Carla e Gianna per capire dove c’è più possibilità di “prendere il posto precario” funzionano davvero?

Valentina: Funzionano solo se chiudi gli occhi e ripeti tre volte: “Io credo nelle fate!”. A parte gli scherzi, funzionano talmente bene che stiamo già pensando a uno spin-off sull’agenzia investigativa in stile vittoriano di Carla e Gianna, e lo intitoleremo: Le supplenti in giallo.

Francesco: Assolutamente sì. E usciranno in allegato con la prossima edizione di Supplenti. Solo che a quel punto risulteranno irrimediabilmente sorpassati.

Martina: Assolutamente sì. Ormai sono richiestissimi e infatti sono custoditi in una cassaforte in Svizzera. Gianna e Carla stanno pensando di fondare un’agenzia di consulenza.

“Sarebbe una meravigliosa scena di apertura per la puntata pilota di una fiction sulla scuola. Ma non sulla scuola e basta, proprio su di noi che ci finiamo dentro”. Sono arrivate proposte? Perché l’idea sembra buona.

Valentina: No, ma se conosci qualche sceneggiatore, presentacelo. Anche un bravo analista va bene.

Francesco: No, e invitiamo i produttori a sbrigarsi perché abbiamo già dei titoli originalissimi per il sequel… Il secondo tragico Supplenti… Supplenti un anno dopo… Continuavano a chiamarli Supplenti…

Martina: l’idea non è buona, è ottima!

Con 30 punti si prendono di solito le supplenze brevi, ma che cazzo deve fare un povero cristo con 25 – 29 punti in graduatoria per entrare a lavorare miserabilmente nella scuola?

Valentina: Con 25 – 29 punti si è, a tutti gli effetti, in piena facoltà di poter esercitare ancora i diritti di ripensamento e/o di recesso nei confronti della scelta intrapresa. Col passare degli anni il vincolo contrattuale delle supplenze brevi porterà inesorabilmente e miserabilmente alla servitù nei confronti del MIUR. Come direbbe Gandalf il Grigio: “Fuggite, sciocchi!”

Francesco: A parte imbrogliare biecamente comprando master e certificazioni, l’unica cosa è chiedere supporto logistico a Gianna e Carla.

Martina: 25-29 punti li porti alla Coop e con 20 euro aggiuntive ti danno una borraccia in plastica di mais.

Non avete mai la sensazione che il meccanismo di reclutamento scolastico sia una complicazione estrema di un qualcosa di estremamente semplice? Ci sono i massoni dietro, il Supremo Complotto Didattico? Ci sono gli zinghiri dietro o semplicemente abbiamo un sistema troppo idiota per migliorare in questo? Ossessione burocratica? Menzogna delle graduatorie?

Valentina: Non abbiamo la sensazione, ma la prova tangibile, che ci sia del sadismo estremo dietro ai meccanismi di reclutamento. Si potrebbe trattare di un’entità aliena, il cui apparato psichico e psicologico non contempla alcuna razionalità ed è votato alla celebrazione del disagio e della frustrazione. Ci sono delle vere e proprie squadre di indagine, formate dalle migliori menti tra i precari (dottori di ricerca, abilitati in svariate discipline, persino vincitori di concorsi), che cercano ogni giorno di capire il senso delle manovre ordite dal Ministero dell’Istruzione. Hanno pubblicato anche uno studio dal titolo “Alla cazzo di cane”.

Francesco: Anche questa domanda è una complicazione estrema di una cosa estremamente semplice!

Martina: Ossessione burocratica mi piace. Potevamo usarlo come titolo di un capitolo. Escluderei ogni complotto, vorrebbe dire che gli Uffici Scolastici non dico regionali ma anche solo provinciali si muovono tutti nella stessa direzione… pura fantascienza.

Sbrunettare: eludere con nonchalance e abilità mimetica qualsivoglia dovere, fingendo nondimeno di applicarvisi con abnegazione. È questo, il segreto, per avere successo nella scuola (una volta magicamente entrati far parte di questo meraviglioso mondo)?

Valentina: È questo il segreto per avere successo nella vita.

Francesco: Il segreto per avere successo nella vita, direi…

Martina: credo non sia più un segreto da molto tempo! Il problema è raggiungere livelli di virtuosismo tale per cui si diventa sbrunettatori irreprensibili, inattaccabili, eterei.

Beatles, Iggy Pop, Michael Jackson o Daft Punk… chi di loro, ha contribuito di più all’educazione degli adolescenti negli ultimi 50 anni (secondo voi)?

Valentina: Avrei detto le Spice Girls, ma effettivamente con loro si parla degli ultimi 20 anni o poco più. Perciò dico i Beatles, anche perché sento già lo sguardo inesorabile di Francesco da lontano.

Francesco: Bruno Pizzul, senza dubbio.

Martina: io sono la capra musicale del gruppo e a quattordici anni ascoltavo gli Oasis. Non so pronunciarmi sugli adolescenti odierni, che però mi hanno convinto ad ascoltare Mahmood. è andata così anche per Carla, mio alter-ego in Supplenti.

Ma parliamo di Marco Buio, idolo assoluto, 15 giorni di espulsione e una porta del cesso scardinata e lanciata dal secondo piano, più che un vandalo, una mente creativa annichilita da una meccanica didattica vacua e inconcludente. Quanti studenti dovrebbero essere come lui, e quanti supplenti vorrebbero essere come lui?

Valentina: Ho avuto più di uno studente come lui. Il problema è quando sono tutti nella stessa classe. A quel punto devi solo pregare di non diventare ancor più creativo di Marco Buio.

Francesco: Sappiamo per certo che alcuni supplenti sono stati dei Marchibui in un passato neanche troppo remoto. Altri vorrebbero esserlo senz’altro. Non saprei dire in che percentuale questa invidia repressa sia stata motore della repressione scolastica ai tempi in cui noi eravamo dietro i banchi. A parte il fatto che, come insegnante di sostegno, dietro i banchi ci sono anche a 43 anni. Cazzo, non dovevo rivelare la mia età.

Martina: a Marco Buio preferisco Matteo Magnocci, il pisciatore seriale, ma è una mia predilezione personale. Sarebbero gli allievi perfetti della scuola teorizzata da un nostro collega, la Smontessori: capannone industriale in disuso, fionde, mazze da baseball e spaccare tutto, promosso chi sopravvive incolume.

Terza fascia e lavorare nella scuola per tutta la vita: questo è più Il Sogno o Il Grande Incubo?

Valentina: Oddio… sembra un film di Lars von Trier.

Francesco: È uno di quei sogni strutturati a matrioska di cui parlano Elio e le Storie Tese in Abate Cruento.

Martina: il Grande Incubo. A meno che tu non lo abbia teorizzato sistematicamente fin dall’inizio, e allora accumuli punteggio anno dopo anno, e in due decenni sei primo assoluto, per sempre, nella tua provincia, ed è come se tu fossi di ruolo: hai fottuto il sistema. Ma ci vuole costanza e solo i migliori ce la fanno.

Le citazioni, i richiami e gli omaggi a Ugo Fantozzi sono numerose nel romanzo. Fantozzi è un’opera letteraria divisa in 9 libri e 1 audio tragico libro circa. Quali sono le analogie fra la carriera agghiacciante di un supplente e quelle del povero “raggioniere” (che sicuramente se la passava meglio di tanti di noi)?

Valentina: Fantozzi è un nostro grandissimo modello. Ci siamo sentiti molte volte il ragonier Ugo nella nostra carriera da precari. Tra le analogie più evidenti, c’è sicuramente quella dell’ipocrisia degli ambienti scolastici, una specie di Megaditta in cui tutti ci diamo del Professore (proprio come i ragionieri fantozziani) e poi siamo dei poveri disgraziati che cercano solo di non far perdere del tutto la fiducia nel mondo agli studenti, o anche solo di non perderla noi stessi. E poi, mi sento di dire che ci sono molti colleghi che assomigliano proprio al Geometra Calboni. Mi piacerebbe, invece, incontrare un ragionier Filini della scuola, che organizza le partite di calcio Stabilizzati contro Precari.

Francesco: Diciamo che al di là delle citazioni e degli omaggi fantozziani, c’è sicuramente una forte affinità narrativa che, tuttavia, non deriva solo da Fantozzi ma anche da alcuni tratti più surreali del cinema di Moretti (come pure di Woody Allen e dei Monty Python) e dalla cinica ironia di Mattia Torre e di Boris (tanto che qualcuno ci ha onorato definendo Supplenti il Boris della scuola italiana). Di tutti questi riferimenti abbiamo sempre amato il disarmante sarcasmo nel tratteggiare l’immutabile tendenza alla divisione in classi che è propria dei più diversi ambienti professionali nostrani, gli “agglomerati umani”, citando ancora il ragionier Ugo, in cui sono presenti quegli archetipi che fanno sì la fortuna di tanti racconti letterari e cinematografici, ma sono assolutamente deleteri quando li incontri nella vita reale… o peggio ancora quando te li ritrovi come colleghi… se non proprio allo specchio la mattina!

Martina: perché, quali sono le differenze?

Nel romanzo si parla continuamente della serie tv Supplenti. Sta diventano un’ossessione degli scrittori contemporanei, quella di voler finire per forza sullo schermo?

Valentina: Noi non siamo dei veri scrittori contemporanei, siamo solo ossessionati dal voler finire per forza sullo schermo.

Francesco: Per noi vale il ragionamento inverso: Supplenti è nato davvero come idea di sceneggiatura per una ipotetica serie tv. In attesa di trovare validi produttori ci siamo detti che sarebbe stato comunque opportuno “quagliare”, pubblicandolo sotto forma di romanzo. Il primo romanzo tratto da una serie TV non ancora realizzata, come recita la nostra pagina facebook… (messaggio promozionale)

Martina: per noi è più che altro un’ossessione trovare una fonte di guadagno alternativa alla scuola.

In un’eventuale serie tv di Supplenti, quale potrebbe essere il cast completo?

Valentina: Lascio la parola ai miei coautori, veri esperti in questo gioco.

Francesco: Per Nicola, sogno un Herbert Ballerina in gran spolvero, dopo che Joaquin Phoenix e Keanu Reeves hanno sconsideratamente declinato l’ingaggio. Nel libro comunque si accenna anche all’ipotetico cast…

Martina: nel libro ci sono già scene in cui si dibatte dettagliatamente il casting. Bisogna dire che non c’è ancora accordo sulla figura del professore strapoeta e narciso Orlando de Carolis. Bentivoglio? Battiston? Ora che ci penso per Chantal Ballina sarebbe bello arruolare Corrado Guzzanti. Anche se Gianna non sarà d’accordo, per lei vorrei Valentina Lodovini, a patto che impari la pronuncia aretina come Dio comanda.

Quanto dei racconti è ispirato a storie vere, inventato, copiato pari pari dalla realtà o dai suoi eccessi?

Valentina: Per citare Guzzanti: “La seconda che hai detto”. Per essere seri, i racconti si ispirano alle tante storie che abbiamo vissuto nelle scuole, ma ci sono anche delle pure invenzioni. Quello che non abbiamo mai fatto è stato attingere in toto dalla nostra esperienza, casomai abbiamo dovuto mitigarne gli eccessi. Ci piace dire spesso che la realtà supera Supplenti.

Francesco: Noi diciamo spesso che durante la scrittura abbiamo dovuto addirittura ridimensionare alcuni eccessi di realtà (nei casi in cui abbiamo riportato eventi realmente accaduti) perché, soprattutto a scuola, accadono cose che a nessuno sembrerebbero plausibili!

Martina: la versione ufficiale è che qualsiasi riferimento a fatti, persone e luoghi è puramente casuale. La versione ufficiosa è che abbiamo dovuto ammorbidire la realtà per renderla credibile.

Qual è stato il vostro sputtanapomeriggio peggiore e quale il migliore durante tutta la carriera scolastica?

Valentina: Il peggior sputtanapomeriggio è stato quando facevo finta di studiare per un corso di aggiornamento e mi sono ritrovata a fare da analista ad una collega in preda a una crisi esistenziale. Il migliore è stato sicuramente con Martina e Francesco.

Francesco: Il miglior sputtanapomeriggio è quello che non si è ancora sputtanato…

Martina: gli sputtanapomeriggio si confondono e si sovrappongono nella mia mente… ma sono certa che un giorno ci siamo fritti due chili di alici a pranzo: un inizio di pomeriggio scoppiettante. I peggiori invece sono sempre quelli in cui il flusso creativo e alcolico è interrotto da una riunione, specie se si tratta di un collegio docenti.

Meglio ATA, supplente o professore?

Valentina: Meglio Preside, anzi Vicepreside.

Francesco: Meglio assistente tecnico di laboratorio.

Martina: ATA. è il vero posto di comando

Dove bisogna mandare la domanda di messa a disposizione quest’anno per avere più probabilità di essere convocati (siate sinceri, so che voi sapete)?

Valentina: Paghi in contanti, vero?

Francesco: A Guantanamo (almeno questo è il consiglio del prestigioso blog “La voce di corridoio”).

Martina: Eh, ma tu sei un novellino. Classe di concorso? esperienze pregresse? regione di residenza? provincia di residenza? Se ci dai un po’ di informazioni aggiuntive le passiamo a Gianna e Carla e loro possono elaborarti una tabella con algoritmo. A colori costa di più.

Ultimo mese dell’anno scolastico. “E poi penso anche al pentimento in punto di morte, quel disperato atto di contrizione last minute con cui gran parte degli alunni cerca di salvare anima e pagella”, cosa pensate di questa tipologia di studenti? Come vivono i Supplenti le disavventure degli studenti che si pentono sul precipizio dello scrutinio?

Valentina: Io mi rivedo catapultata nei banchi della quarta B, di fronte alla professoressa di matematica, a chiedermi il perché io sia in un Liceo scientifico. Perciò empatizzo molto con quegli studenti.

Francesco: Con lo stesso brivido che ti danno quei cliffhanger in cui il protagonista del film è appeso a una roccia friabile su un precipizio (come nel film Cliffhanger, appunto. Sarà per questo che si dice così?). Un minuto di pathos quando sai già che il lieto fine è inevitabile.

Martina: il pentimento in punto di morte è un sentimento molto umano. E per questo detestabile. Il supplente, e aggiungo il supplente di sostegno, si trova stretto a metà tra lo studente supplicante e il professore inflessibile. Gli si chiede di fare da mediatore, e gli si chiedono anche ripetizioni extra. Ma il professore di ruolo, offeso nell’orgoglio, di solito la prende malissimo. Insomma, un idillio.

Lavorare come supplente deve essere un’esperienza agghiacciante e mostruosa… qual è il lato più difficile, la parte che vi logora dentro, che impedisce il giusto distacco fra lavoro e sfera personale? Come è possibile evitare un tragico collasso del sistema psicosomatico?

Valentina: Le benzodiazepine aiutano molto.

Francesco: Assumendo molti liquidi. È importante.

Martina: come abbiamo scritto nel libro, a novembre e a febbraio il collasso appare al supplente inevitabile. Poi arriva la primavera e, se non si è arruolati nell’open day, tutto migliora. La parte più difficile, per me, è l’eterno ritorno dell’uguale. Sai che ogni anno, magari in una scuola diversa, con casi diversi, il ciclo ricomincerà, e te ne accorgi già il primo luglio, quando come tutti gli anni sei a chiedere la Naspi, ovvero l’assegno di disoccupazione.

Quanto dovrebbe guadagnare un insegnante secondo voi?

Valentina: Già sarebbe qualcosa indorare i conguagli fiscali, il 730 e concederci le ferie non godute retribuite.

Francesco: Beh, qui ci vorrebbe una risposta ben più seria delle precedenti. E una discussione ben più ampia che comprenda non solo gli insegnanti. Quello del precariato è un cancro comune a gran parte degli impieghi nell’attuale sistema.

Martina: 2500 euro.

Supplenti tratta ampiamente l’argomento da qualsiasi prospettiva, cosa avreste voluto approfondire o trattare nelle storie di questo romanzo che non avete o siete riusciti a mettere in evidenza?

Valentina: Io avrei voluto inserire qualche docente di educazione motoria, avrebbero dato un po’ di movimento (che battuta di merda).

Francesco: Ci riserviamo il diritto di non rispondere per non spoilerare il sequel.

Martina: alla luce degli ultimi sviluppi sui concorsi straordinari in Italia, forse il tema, che pure c’è, meritava ancora maggiore spazio. Anche se vi annuncio, senza fare spoiler, che il finale di Supplenti è stato scritto molto prima che gli eventi lo inverassero, su più fronti. Nel capitolo finale, Epilogo, Francesco si è anche inventato un titolo di quotidiano che poi un quotidiano italiano ha poi pubblicato davvero, identico.

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