Un “presepe dei mestieri” contro la nostalgia del futuro

presepe mestieri

Giovani cestai, sarte, lavandaie, fabbri, falegnami e “ramari” tra i vicoli di quella che fu la città dei “Gavots”, nome degli abitanti della città di Gap, in Provenza, giunti a San Marco dei Cavoti con le loro “arti” nel Trecento al seguito degli angioini: a curare questo “presepe dei mestieri” fatto dagli alunni sono state le docenti dell’istituto comprensivo locale Brunella De Palma, Lucia Giordano e Carmen Pugliese, che hanno recuperato costumi e strumenti d’epoca presenti sul territorio.

«Il nostro paese – spiega la prof. Pugliese – custodisce ferri del mestiere ottocenteschi e talvolta addirittura seicenteschi, abiti sanmarchesi tradizionali, pizzi e ricami antichi. Così ogni studente-mestierante ha utilizzato antichi attrezzi, gioielli, costumi e… generi alimentari! Infatti tutti gli ortaggi, la frutta e i legumi presenti nei banchetti sono di varietà tradizionali coltivate da sempre nel nostro territorio, come noci, farro e le meno note “cicerchie”.» Un presepe, dunque, totalmente a chilometro zero, sostenibile e inclusivo, che ha tratto giovamento dal coinvolgimento di tutti gli alunni delle scuole medie sammarchesi.

Una forma di “inclusività” che, entro certi limiti e in un certo modo peculiare, non era del tutto estranea ai paesi e alle società tradizionali, che avevano il loro modo di garantire a ciascuno un “ruolo” nella comunità. Similmente, nel presepe napoletano c’è spazio per tutti, per sacro e profano, chiromante compresa (v. galleria). «Abbiamo cercato di mostrare il tesoro e la magia della tradizione – spiega Pugliese – affinché possa servire come sprone per rivalutare la nostra terra: abbiamo guardato al passato per ritrovare un futuro.»

Proposito, questo, che è alla base del protocollo d’intesa tra Comune, Istituto Comprensivo, Liceo Classico e Istituto Tecnico Economico promosso dalla dirigente Maria Cirocco. «Credo molto nella collaborazione tra le scuole – spiega la dirigente Maria Cirocco al Mattino di Benevento – perché il reale dialogo istituzionale è una delle poche e più concrete possibilità per evitare la chiusura di istituti storici. E’ grazie a questa intesa che abbiamo ottenuto un ruolo importante in un evento di primo piano del territorio come la Festa del Torrone e del Croccantino (inaugurata proprio da una parata di studenti-majorette), permettendo agli alunni di mobilitare saperi e soprattutto competenze attraverso un “compito di realtà” così suggestivo.»