Aldo Colucciello e l’eredità della ricerca

Aldo Colucciello era antropologo, specializzato in indologia. Si occupava dell’analisi delle comunità indiane in diaspora, di antropologia visiva, delle culture mediterranee e delle feste popolari. Uno studioso attento, molto curioso e meticoloso.

Aveva in cantiere con Nello Del Gatto, autore di Radio3, due libri sull’amata India. Insieme avevano curato diverse puntate sull’India nel 2016-17 (“I Sikh. I guerrieri della pace”, “L’India da Gandhi a Modi”…) nel programma di Radio3 “Mondo”. Grande animatore culturale con l’associazione “Brio – Brillanti realtà in osservazione” e ideatore di “Intimalente – Festival di Film Etnografici”, qualche anno fa Colucciello aveva detto agli amici, di fronte ai primi problemi al cuore, che gli toccava giocoforza accontentarsi di «stare seduto a osservare il mondo». Cosa che assolutamente non fece affatto, riprendendo presto a muoversi, viaggiare e realizzare eventi per «piantare semi fantastici».

E io conservo il rimpianto di non essere andato con lui, all’inizio dell’anno scorso, in India Malaysia-Singapore, alla scoperta dei fantastici rituali del Kumbh Mela, dell’Holi, e di tanti altri. Un viaggio che sarebbe sicuramente stato un’esperienza folle, forte e illuminante in quell’Asia che viaggia alla velocità della luce trascinandosi appresso epifanie arcaiche. Ci stavamo sentendo per progetti e idee che volevamo realizzare a breve. Pochi giorni prima della scomparsa, ci eravamo detti che forse a questo giro di boa qualcosa sarebbe andata per il verso giusto. Rispetto a me, Aldo era fiducioso sul periodo che stiamo tutti attraversano: «un’occasione per migliorarci».

Ho perso un amico caro. Una persona necessaria. Aldo era sempre pronto all’ascolto, al confronto, alla partecipazione. Un compagno di riflessioni, di studi e progetti; di piccole e grandi avventure. Un compagno di strada. E soprattutto un “compagno di resistenza” in questi nostri territori martoriati dall’arroganza e dall’indifferenza. Uomo affabile e gentile fatto di quella saggezza appresa “sul campo”. A volte anche pungente: le frecciatine le lanciava bene! Simpatico e anche molto goloso. Qualche giorno prima della scomparsa ci eravamo sentiti programmando un incontro. Lui subito aveva proposto un piccolo ristorantino in un paese non lontano da Calvi dove “fanno un sushi buonissimo”. Detto da uno che di cose per il mondo ne ha mangiate… era garanzia assoluta!

Spero che la mole di dati e documenti che ha raccolto in decenni di studi e ricerche non venga dispersa, bensì raccolta da qualche museo, biblioteca di antropologia, fondo, istituzione culturale. Diversamente, sarebbe davvero un peccato. Questo è anche un appello alle istituzioni di farsi avanti in qualche modo provando a contattare la famiglia. Aldo ha accumulato negli anni ragguardevole materiale librario e audio-visivo. Di “semi fantastici” ne ha piantati. Qualcuno è nato e sta crescendo, qualcuno fa fatica e arranca, qualcuno non è nato. Alcuni sono nella mente e nei cuori di tante persone che ha incontrato lungo il cammino, e forse saranno seminati da questi.

Mi piace vederlo seduto su qualche gradino a osservare gli amici e il mondo. Col cappello e il suo immancabile foulard. Con distacco, lì da una certa distanza, quella giusta all’analisi, cercando di capire che stiamo combinando e che variabili usiamo. Una perdita dolorosa per gli amici. Una grossa perdita per la cultura locale e campana.

Buon viaggio nel tuo Oriente, Aldo.

Pietro Montone
immagini sul campo dell’autore
fotoritratto Flavio Romualdo Garofano

 

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