La Calendula, “sposa del Sole”

La calendula è una pianta che rallegra il cuore al solo guardarla. Commestibile e profumata, racchiude in sé una potente virtù terapeutica

Passeggiando per le campagne in questi giorni si possono vedere le piante di calendula selvatica (anche conosciuta come calendula dei campi o fiorrancio selvatico, Calendula arvensis (Vaill.) L.) in fiore che nelle zone più calde possono formare veri e propri tappeti di capolini giallo-arancio.

Già a vederle sembrano rimandare allo spettatore una sensazione di solarità e di calore e la sola vista riesce a riscaldare il cuore.

Parente selvatica della più conosciuta calendula officinale (o fiorrancio coltivato, Calendula officinalis L.), è una pianta annuale, a differenza della congenere officinale che è perenne.

Il nome del genere “Calendula” deriva dal latino “calendae” (parola che indica il primo giorno di ciascun mese nel calendario romano) in allusione al fatto che la fioritura si protrae per parecchi mesi.

I capolini delle calendule sbocciano al sorgere del sole e ne seguono il corso durante l’arco della giornata, volgendosi da est verso ovest e chiudendosi al tramonto oppure nei giorni nuvolosi. Per questa sua caratteristica (eliotropismo), la calendula officinale è stata indicata negli erbari medioevali (soprattutto inglesi) con il nome di solsequium (o solseqium) e in latino come solis sponsa (“sposa del sole”).

È una piantina tutta impregnata della segnatura del Sole: i toni caldi del giallo o dell’arancio dei capolini, la presenza di una calda resina che impregna le parti verdi della pianta (che è infatti appiccicosa al tatto) e la sua capacità di seguire l’astro solare sono indicazioni chiare della sua connessione con il luminoso astro.

 

La calendula officinale

Nicholas Culpeper, medico britannico del XVII secolo, nel suo “Complete Herbal” scrive a proposito delle calendule [Culpeper]:

calendula officinale
Calendula officinale [AliceSilver]
È un’erba del Sole, e sotto [il dominio del] Leone. Rafforzano il cuore in maniera eccellente, e sono molto espulsive, appena un po’ meno efficaci nel vaiolo e nel morbillo rispetto allo zafferano. Il succo delle foglie di Calendula mescolato con aceto, e usato per bagnare qualunque rigonfiamento caldo, dà istantaneamente sollievo, e lo mitiga. I fiori, sia freschi che secchi, sono molto usati nei posset, nei brodi, e nelle bevande, per confortare il cuore e gli spiriti, e per espellere qualunque qualità maligna o pestilenziale che possa annoiarli. Un impiastro fatto con i fiori in polvere, grasso di maiale, trementina, e rosina, applicato sul petto, rafforza e aiuta il cuore infinitamente nelle febbri, siano esse pestilenziali o meno.” [Culpeper]

Scrive invece il Mattioli:

Noi in Toscana la mangiamo nell’insalata. Scalda […] assottiglia, apre, digerisce, e provoca, quantunque nel gustarla vi si senta alquanto del costrettivo: ma è cosa notoria per mille sperimenti fatti dalle donne, che provoca ella apertamente i mestrui, e massimamente bevutone il succo; ovvero mangiata l’Erba alquanti giorni continui. Il succo bevuto al peso d’un’oncia, con una dramma di polvere di Lombrichi terrestri, guarisce il trabocco di fiele. Sono alcuni, che dicono, che l’uso di quest’erba acuisce non di poco la vista: ma è ben cosa chiara, che l’acqua lambiccata dall’erba fiorita guarisce il rossore, e l’infiammazioni degli occhi distillandovisi dentro, o applicandovi sopra colle pezzette di tela di Lino.” ([Mattioli], alla voce: Eliotropio).

La solarità della calendula si nota chiaramente anche nelle sue qualità terapeutiche. Leggendo questi testi, infatti, si riceve quasi l’impressione che la pianta sia tutta intrisa della natura stessa del sole, racchiudendo nei suoi succhi e nei suoi fiori una qualità terapeutica riscaldante e confortante che viene trasferita al corpo e agli “spiriti” (oggi diremo “umore”) di chi la assume. E infatti il profumo che viene dalla pianta durante la sua trasformazione è decisamente rinvigorente e confortante.

Ha la capacità di riscaldare senza bruciare, di mettere in movimento i liquidi del corpo, di debellare le infezioni, di rallegrare il cuore e di beneficiare la vista. Pianta calda e secca che ha un’affinità particolare per i liquidi del corpo umano, muove il sangue e la linfa: infatti è una emmenagoga (induce le mestruazioni) sicura ed efficace, capace di ridurre in maniera decisa i dolori ad esse associate (tratta, quindi, l’amenorrea, la dismenorrea e la sindrome premestruale); è un buon rimedio linfatico e possiede un’azione decisa sulle infezioni, specialmente quelle che non si risolvono da tempo; cura le ferite e gli ematomi; aiuta a prevenire e curare i malanni di stagione e a “cacciar fuori” le malattie esantematiche.

Proprio perché emmenagoga, è preferibile non assumerla internamente durante la gravidanza.

Le parti aeree (fiori, fusti e foglie) sono commestibili, anche se le foglie hanno un’aroma piuttosto intenso e resinoso, per cui si consiglia di usarle con moderazione. I petali possono essere usati per guarnire le insalate o come sostituti dello zafferano.

Umile nella sua apparenza, anche la calendula dei campi nasconde virtù terapeutiche di incredibile potenza. Anzi, a dirla tutta, già le proprietà organolettiche della pianta ne mostrano la superiore intensità rispetto alla congenere coltivata: è infatti più resinosa, più intensamente profumata e le note del profumo sono meno erbacee e più calde. Anche la C. arvensis è commestibile al pari della C. officinale.

 

L’ “olio” di calendula

L’oleolito o, meno propriamente, “olio” di calendula è prodotto per macerazione a caldo o a freddo dei capolini della calendula officinale o, più raramente, della calendula dei campi in un olio opportuno (es., oliva, girasole, …). Il metodo tradizionale prevede una macerazione a freddo lunga almeno 40 giorni. Una variante prevede che tale macerazione venga effettuata al buio, al fine di minimizzare l’irrancidimento dell’olio; un’altra variante prevede l’esposizione continua al sole, al fine di “caricare” l’olio dell’energia solare e di estrarre meglio i principi attivi della pianta.

Calendula arvensis (Vaill.) L.
Calendula arvensis (Vaill.) L. (foto dell’autore)

Con una potente azione eudermica e con proprietà emollienti, lenitive, antiinfiammatorie e cicatrizzanti, l’oleolito di calendula è indicato in caso di lesioni (specialmente quelle umide o che fanno fatica a guarire), condizioni infiammatorie della pelle, irritazioni, screpolature, vene varicose, emorroidi, prurito, dermatiti, ustioni, eritemi solari, secchezza cutanea, geloni. L’olio di calendula lenisce e protegge anche le pelli sensibili e irritabili del neonato e del bambino. Usato preventivamente contrasta la formazione delle ragadi al seno durante l’allattamento e, in più, aiuta a cicatrizzare velocemente quelle già presenti. Stimola la circolazione linfatica.

L’oleolito di calendula dei campi è più riscaldante ed attivante rispetto a quello di calendula officinale, risultando più attivo in caso di presenza di liquidi (es., piaghe umide o purulente, ristagno linfatico, ecc.).

Si adopera per uso esterno. [AlleanzaVerde]

 

Riferimenti

[AlleanzaVerde] https://www.alleanzaverde.com/blog/oleolito-di-calendula/
[AliceSilver] Foto di Alice Silver da Pixabay
[Culpeper] Culpeper’s “Complete Herbal” (1653 e altre edizioni)
[Durante] Castore Durante, “Herbario nuovo” (1667)
[Mattioli] Pietro Andrea Mattioli, “Discorsi di M. Pietro Andrea Mattioli sanese, medico cesareo, ne’ sei libri di Pedacio Doscoride Anazarbeo della materia Medicinale” (1746)

L’immagine in evidenza è una foto di Vikramjit Kakati da Pixabay.