Guerra Ucraina: 10 consigli per fare meno schifo

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C’è stato un momento della pandemia in cui si è pensato, molto ottimisticamente, che ne saremmo usciti migliori (non era ancora iniziata la guerra civile su base vaccinale). Ora il terribile sospetto è che da questa guerra, vissuta sul divano alla canna del gas, usciremo ancora peggio. Più litigiosi, più divisi, meno umani. Per evitare di raschiare il fondo, proviamo a dare alcuni suggerimenti (l’ordine dei punti è libero, senza azzardare una classifica). Alcuni sembreranno estremamente ovvi ma abbiamo pensato di soffermarci lo stesso sul tema

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Quella in Ucraina non è purtroppo l’unica guerra attualmente in corso nel mondo. L’Africa è un continente vasto e complesso ed è spregevole dare giudizi sommari sulla “liceità” di un viaggio della speranza, come lo è giudicare a occhio se uno straniero possa avere o meno “diritto all’accoglienza”. E’ lecito discutere dei sistemi di accoglienza, degli effetti positivi o negativi dei flussi migratori e delle strategie più umane per evitare che un intero continente si riversi nell’altro, ma non lo è sindacare apriori sul diritto a una vita dignitosa da parte di un profugo, un rifugiato, un migrante economico o una vittima del racket di vite della malavita internazionale. Non è nostro diritto (fortunatamente) stabilire chi ha diritto a vivere o morire, oltre quale soglia limite si possa accogliere o si debba lasciar annegare. Soprassediamo sullo squallore dei profughi ucraini rifiutati perché di colore, testimonianza di come il razzismo continui ad esistere eccome.

La cosa certa è che in poche settimane l’UE accolto 2,5 milioni di profughi ucraini, più di tutti i primi permessi di soggiorno rilasciati dall’UE nel 2020, il che significa che l’accoglienza è sempre questione di volontà politica, non di risorse, così come è questione di volontà politica, non di risorse, quanto investire – e soprattutto non investire – in sanità, istruzione, welfare, salari, considerando che le risorse per l’aumento stratosferico della spesa militare si trovano sempre. Da questo punto di vista, la guerra – come il covid – è una cartina al tornasole per le bugie dei governi occidentali sulla mancanza di risorse per fini sociali: bisogna rimarcare continuamente questo nel dibattito pubblico, e lottare per una riallocazione delle risorse su scopi umani.

2) Evitare l’approccio “calcistico”: non c’è niente da tifare
Questa non è una partita di pallone e non c’è un cazzo di niente per cui tifare, se non che la partita finisca presto (per questo punto si rimanda all’articolo omonimo).
3) Non discriminare i popoli in base ai loro carnefici: i russi non sono tutti “putin”, gli ucraini non sono tutti neonazisti
La richiesta di professioni di fede antigovernativa ai russi in giro per il mondo è scorretta e pericolosa, soprattutto se si accetta l’idea che Putin sia un dittatore (cosa succederebbe al ritorno in patria?). Peraltro, le trovate antirusse in ambito culturale (v. eliminazione corsi su Dostoevsky e varie altre puttanate del genere) rappresentano un’intromissione nefasta della politica nella cultura e segnano un punto d’imbarbarimento pari alla riscrittura dei libri di storia sotto i regimi (oltre che una pericolosa chiusura proprio in ciò che può unire: la cultura e la bellezza). Chi propone misure del genere rivela un misero spessore culturale (ma d’altronde nei sistemi di cooptazione culturale come quelli universitari si fa generalmente carriera più per politica che per meriti accademici).

Per quanto riguarda la piaga dei gruppi neonazisti in Ucraina, si tratta di un grave problema esistente (oliato dall’Occidente nel sanguinario regime change del 2014) ma che non porta reali argomenti a favore della Russia: basti pensare che tra i “denazificatori” di Putin ci sono i miliziani ceceni (che parlano di neonazismo mentre in casa avrebbero i campi di concentramento per gay). A proposito di farneticazioni nazistelle si segnala anche questo. Inutile ribadire, qualora ce ne fosse bisogno (e non dovrebbe esserci), che è semplicemente folle l’idea di “bonificare” un paese facendo strage tra i civili (specialità disumana che non è, tuttavia, prerogativa russa e di cui gli Stati Uniti hanno dato disgustose prove magistrali negli ultimi decenni, ad esempio sull’autostrada della morte).

Ps: come vi sentireste se qualcuno bombardasse la vostra città e facesse saltare in aria la vostra famiglia sostenendo di voler liberare l’Italia da Casapound?

4) Non confondere tentativi di approfondimento con prese di posizione
Si può ragionare sulle politiche di espansione della Nato senza per questo essere sostenitori di Putin. Non costringiamo ogni storico e analista a iniziare qualsiasi intervento con “Putin è un assassino squilibrato” per non incorrere in accuse di filoputinismo. Anche se, per evitare fraintendimenti, non abbiamo problemi a dirlo anche qui: “Putin è stronzo”). Non obblighiamo, altresì, qualunque detrattore di Putin a dover puntualizzare che anche la Nato fa schifo per non incorrere in accuse di filoatlantismo (al netto delle evidenti responsabilità statunitensi nella partita, tra espansioni a est e, sembrerebbe, biolab per la guerra biologica). Ci sono state la marce della pace contro la vergognosa guerra in Iraq (per fare solo un esempio), è normale e sacrosanto farle contro la guerra in Ucraina, senza se e senza ma. E senza armi, possibilmente (v. punto 10).
4b) Evitare di nascondere sapientemente con tecnicismi e analisi complesse sostanziali simpatie reazionarie
La sincerità è sempre preferibile alla dissimulazione. Se avete la testa di Mussolini sul comò ditelo, senza troppi giri di parole, c’è un battaglione ceceno pronto a denazificarvi (sui miliziani ceceni v. punto 3).
5) Non farsi sopraffare dalle profezie
Su questa guerra ce ne sono tante ma il Messia probabilmente non verrà (o comunque non farete in tempo a salutarlo).
6) Evitare ironie sugli ucraini non vaccinati
E’ un po’ squallido approfittare di una tale tragedia per rinforzare le proprie posizioni (legittime o discutibili che siano): essere stati bersaglio di una vergognosa e inutile discriminazione (come quella vergognosamente alimentata dai vertici dello Stato contro i non vaccinati) non giustifica il cinismo e inviterebbe anzi alla più forte empatia e comprensione. E comunque nessun no-vax o no-pass italico può pensare di paragonarsi a un profugo ucraino, come non poteva pensare di paragonarsi a un ebreo nella Germania nazista (la necessità di fare paragoni storici serve alla comprensione del presente non certo a sminuire o ridicolizzare tragedie e questioni importanti).
7) Nessuna posizione ideologica/politica deve prevalere sulla solidarietà concreta
E’ lecito farsi le idee più disparate sui conflitti in corso ed è piuttosto normale cadere nella propaganda dell’una o dell’altra parte. E’ ammissibile anche coltivare idee bislacche ma qualsiasi costruzione ideologica non può e non deve influire sulla necessità concreta della solidarietà. Le gabbie più o meno preconfezionate dall’informazione e della controinformazione non devono imbrigliare la realtà concreta della relazione tra esseri umani, fratelli di ungarettiana memoria.
8) Evitare maledetti patriottismi
I patriottismi sono fomentati ad arte per le masse caprine, mentre il capitale è internazionale e senza confini. Le guerre patriottiche sono in genere vere e proprie guerre imperialiste: i subalterni e gli sfruttati di tutto il mondo hanno solo da perderle nel combatterle. I cittadini russi che si oppongono alla guerra sono nostri fratelli, come lo sono il popolo ucraino bombardato e vilipeso e i lavoratori italiani con l’acqua alla gola: non lo sono Putin, gli oligarchi russi, ucraini, europei, statunitensi, Biden, Zelensky, Mario Draghi e il suo gruppo di satrapi scodinzolanti. Non lo sono i neonazisti che difendono la “patria”. A proposito di patrioti, ricordiamo anche che in Ucraina c’è la legge marziale, che non tutti combattono volentieri per la patria come lasciano intendere i media occidentali. Ricordiamo che l’unica guerra giusta, semmai avverrà, è contro i padroni di tutto il mondo, che stanno rendendo la vita umana un inferno in mille modi diversi, con le bombe e con le bollette, con la disoccupazione e col superlavoro, col collasso ambientale e con quello della sanità e del welfare.
9) Diffidare dell'informazione mainstream e anche della controinformazione, evitando però di perdere la sanità mentale
E’ altamente probabile che, se un argomento viene proposto a spron battuto, ci siano ragioni precise: ci sono guerre di cui si parla tanto e guerre di cui non si parla per niente e i grandi gruppi editoriali che determinano le sorti dell’informazione non sono propriamente delle crocerossine, ovvero rispondono a logiche di profitto e interesse. Imparare a fare la tara all’informazione e alle informazioni (nonché alle controinformazioni) è fondamentale per non essere gli utili idioti di capi di Stato, industriali e plutocrati (coltivare spirito critico e visione d’insieme è molto più importante della caccia alle bufale a senso unico). Al contempo, tuttavia, suggeriamo di non ipotecare la propria sanità mentale inseguendo tutte le possibili teorie del complotto: a dispetto dei debunker, di complotti ce ne sono, eccome, ma non serve impazzire cercandoli tutti o, peggio, inventandone di inediti. Meglio concentrarsi sul padre di tutti i veri complotti: il capitalismo.
10) Diffidare dei pacifisti liberisti, che invocano la pace attraverso la fornitura di armi
Può sembrare demenziale ribadirlo ma le armi servono a fare la guerra. Punto. C’è da chiedersi, certo, se si possa essere davvero pacifisti quando pezzi grossi del proprio partito hanno ruoli e interessi nel settore delle armi e della difesa. In questi giorni il Giornale ha scritto che «nella filiera delle armi tutte le poltrone sono PD» ma, per esaustività, proponiamo questa inchiesta realizzata in tempi non sospetti (lo scorso novembre) dal quotidiano “Stampa libera”.

a cura di Alessandro Paolo Lombardo
con il contributo di Gianpaolo Pepe