Zone industriali sul fiume e vitigni che franano, appunti per tragedie annunciate

A seguito delle polemiche scaturite dall’inchiesta di bMagazine sulla manutenzione fluviale e alle note della Provincia, il geologo Roberto Pellino rincara la dose, contestando la sbandierata “innovatività” dei lavori e denunciando la “non-programmazione” che negli anni ha reso il fiume un pericolo.

«Gli interventi di manutenzione idraulica che si stanno effettuando sui fiumi Calore e Sabato non mi sembrano innovativi rispetto agli ultimi lavori effettuati sui fiumi circa una decina di anni fa (la competenza era del Provveditorato alle Opere Pubbliche). In quell’occasione, in particolare sul fiume Sabato, insieme a Marcello Stefanucci ed altri ambientalisti, riuscimmo a bloccare i lavori perché venivano utilizzati mezzi pesanti, mentre il taglio doveva essere eseguito a mano. Ora il taglio della vegetazione viene eseguito ad “occhio” senza uno studio di base, con l’utilizzo di mezzi pesanti.

Se il progetto esiste allora perché non ce l’hanno fatto visionare, nei vari incontri che abbiamo avuto in via ufficiosa con alcuni tecnici responsabili dell’Ente Provinciale? Se non esiste un progetto, le varie associazioni non possono contestare nulla e né trovarsi d’accordo su qualcosa. Se i lavori si ripeteranno in futuro, perché l’assessore non istituisce un tavolo tecnico permanente con le varie associazioni ambientalisti sulla questione fiumi?

Ciò che è successo a Genova alle Cinque Terre, in passato a Sarno, Cervinara, ecc., è causato da un’eccessiva cementificazione del territorio, un diffuso disboscamento e una “non” pianificazione territoriale. Nell’alveo di un fiume o alla sua foce o nelle zone di naturale espansione non si deve costruire nulla, mentre a Benevento:

nella zona di Ponte Valentino dove c’è la confluenza del fiume Tammaro nel Calore si è realizzata una zona industriale, e ora si vuole realizzare anche la centrale turbogas;

– in contrada Pantano, da che era una zona agricola con qualche masseria, ora le case sono nate come funghi;

– in contrada Pezzapiana c’è un altro insediamento industriale e commerciale;

– alla destra idrografica del fiume Sabato, nel quartiere di Santa Maria degli Angeli sono state costruite una serie di case il cui piano fondazione coincide con il piano campagna dell’alveo fluviale;

– lungo il fiume Calore, nell’area di Solopaca, ecc., sono stati piantati i vigneti fino sull’argine dell’alveo senza rispettare la fascia demaniale, e puntualmente ogni anno in relazione a degli eventi meteorici eccezionali un pezzo di vigneto frana con il dispiacere e la rabbia dei contadini;

Questi sono solo alcuni esempi visibili di “non” pianificazione territoriale che sono sparsi sul territorio provinciale. Se succede qualcosa di spiacevole non diamo la colpa ai Fiumi o agli eventi meteorici eccezionali…»

Roberto Pellino