L’Italia non si inginocchia: “Meglio a pecora”

l'Italia non si inginocchia

Euro2020, querelle sulla scelta della nazionale: l’Italia non si inginocchia in senso antirazzista prima del fischio di inizio delle partite di Euro2020. Una protesta nata nel seno del movimento “Black Lives Matter” e fatta propria appieno dalla nazionale inglese, inginocchiatasi persino tra i fischi delle frange di tifosi estremisti

L’esempio inglese potrebbe testimoniare che il gesto, seppur manierato e a favore di telecamere, può avere una valenza educativa, che sarebbe stata importante nel Belpaese delle guerre dei poveri e di odio verso gli ultimi “perché già non ce ne sta pe’ noi”. Ma purtroppo l’Italia che non si inginocchia è già a pecora da tempo. Politicamente, culturalmente e persino, forse, spiritualmente. I cittadini italiani sottostanno da anni a governi decisi negli spogliatoi della politica, hanno subito restrizioni incostituzionali e vessazioni, e tuttavia l’attenzione popolare continua a dividersi tra guerre dei poveri e pallone. Inutile ribadire che il mondo del calcio mainstream, di per sé, può costituire un grande distrattore sociale, dominato da affarismo becero e logiche capitalistiche speculative. E’ altrettanto inutile, dunque, scandalizzarsi che ci sia scarsa coscienza civile e impegno sociale in un mondo siffatto. Che ci s’inginocchi o meno (e sarebbe stato bene farlo, per lanciare un messaggio ai tifosi intolleranti), il vero senso dello sport e dell’integrazione va ricercato nelle esperienze di calcio popolare e alternativo, che partono dal basso.

C’è da dire che, rispetto all’inizio della protesta, il gesto è sicuramente diventato mainstream e non può diventare un discrimine per distinguere nazionali buone e nazionali cattive o, peggio, nazioni buone e nazioni cattive. Ma il fatto che la libera scelta dei giocatori susciti un tale vespaio e che alla fine si convenga di non fare un gesto tanto semplice nemmeno per salvarsi la faccia, fa sorgere il dubbio che il razzismo sia tutt’altro che archiviato. Soprattutto a pochi giorni dall’ennesima tragedia nei campi di sfruttamento della manodopera pugliesi, dove ci s’inginocchia eccome e si muore pure. Come nel caso del ventisettenne malese morto dopo una giornata sotto il sole cocente a raccogliere il cibo che gli italiani comperano alla Grande Distribuzione e che gli italiani consumano mentre guardano la Grande Distribuzione dello sport.

«Per quanto mi riguarda, la voglia di esultare a un gol di giocatori viziati e fuori dalla storia – scrive l’attivista Gianpaolo Pepe – mi era già mezza passata prima, ora mi è passata del tutto. Comunque andrà, per me la “bella Italia” di Mancini il suo Europeo l’ha già straperso, così come questo paese straperde ogni giorno la sua partita per non precipitare nella barbarie».

“Aggiungerei – scrive Nicola Savoia – che se i calciatori italiani si inginocchiassero, sarebbe una solenne presa per il culo. Non siamo in Inghilterra o in Germania, dove se appena appena provi ad accennare un coretto razzista, ti sbattono fuori dallo stadio a vita senza manco a stare a pensarci. Se fossero davvero antirazzisti, i giocatori in Italia dovrebbero fare bordello praticamente a ogni santa partita. Quindi, se ne stessero tranquillamente in piedi e lasciassero fare queste cose a chi ci crede davvero”.

apl

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