La pittura transnazionale di Ines De Leucio in mostra nell’antico Castello di Plancha

Le opere inedite dell’artista sannita e i quadri che hanno girato il mondo al Palazzo Ducale di Chianche (Av) dal dodici settembre

 

Descrivere Ines De Leucio, pittrice, ceramista e scultrice, ha il sapore di una moderna Artemisia Gentileschi, per il carattere, la forza di donna e il potere creativo. “Mostrerò alla Vostra Illustre Signoria ciò che una donna può fare. […] Le opere parleranno da sole”, si rivolgeva così la pittrice di scuola caravaggesca in una lettera al mecenate Don Antonio Rufo per dare intensità ad una differenza di genere nel guardare il mondo che non è unicamente maschile. Il critico e professore napoletano Bruno Gallo, in visita anni fa presso il laboratorio di Ines De Leucio ad Arpaise con Anna Astrella, resta tra i convinti sostenitori del valore esistenziale della sua arte e della sua potenziale portata internazionale, descrivendo come nell’ espressione artistica della pittrice, l’energia  prende forma per mezzo della luce e diviene sostanza acromatica che sublima la materia nell’essenza e nella realtà in meta-realismo. Una pittura che ascolta il linguaggio nascosto del cosmo, la sua musica, l’invisibile e gli occhi scossi da tragici percorsi di umanità.

L’ Australia, dove è nata Ines De Leucio e ha vissuto per un periodo della sua vita, è quell’elemento che la colloca in un contesto artistico transnazionale per la presenza dei tratti e dei volti della cultura aborigena. Napoli invece è la città nella quale ha conseguito la laurea di pittura presso l’Accademia delle Belle Arti.

L’ antico maniero di Chianche si trasformerà nei prossimi mesi in un atelier-casa d’artista che accoglierà le opere più significative del percorso artistico di Ines De Leucio, dal liceo artistico all’accademia partenopea, al periodo perugino della lavorazione della ceramica nel laboratorio del maestro Edgardo Abbozzo, all’esperienza di Adelaide e Darwin con lo sciamanesimo aborigeno. Una occasione rara per osservare i dipinti in mostra.  Battaglia di Falluja del 2004, realizzato con smalti industriali e tecniche miste,  «nel vecchio atelier di famiglia in campagna, dove l’opera è stata custodita finora, ospitai il maestro Gallo e Anna Astrella, tra i pochi a vederla e commentarla»,  Totalità dell’essenza, esposta solo all’Accademia delle Belle Arti durante il corso di pittura, è un omaggio ad Alberto Burri «perché, in quel periodo, il maestro stava molto male, ed è uno specchio riflesso dove tutto entra e tutto esce, come i segni della vita».

Campo di concentramento, « è l’opera più esposta in assoluto, nel museo di Altavilla Irpina, al Tornatore Art Gallery a Roma, alle Giubbe Rosse di Firenze, alla Galleria Mentana di Firenze, alla Fiera Internazionale di Innsbruck, all’Art Expo di New York con artisti provenienti da tutto il mondo, in Francia al Festival du Mond a Cannes nel padiglione del cinema sotto la direzione di Marina Picasso, al Forum Universale delle Culture promosso dal Comune di Napoli con l’associazione “Fabrizio Romano”. La tela, presente nel manifesto della personale, è dedicata al cugino di mio nonno morto nei campi di concentramento. Giusto per ricordare cosa produce la guerra nelle vite di tutti».

Scipionixs sanniticus «è invece una tela in bianco e nero realizzata per metà nel deserto aborigeno, presso le montagne di Alice Springs, di grande importanza spirituale per gli aborigeni, e per me, fui accompagnata dagli amici australiani per realizzare il mio sogno,  l’altra metà a Glenelg vicino in White Street. Un quadro che racconta la lotta della vita».

Azzurri sonori «è una tela in cui gli smalti creano specchi e figure con il puntinato azzurro che richiamano all’arte aborigena; qui c’è la musica, il cosmo, il riflesso, il mistero, difficili da fotografare. La musica del cosmo è importantissima per la creazione delle mie opere».

L’ipogeo del melograno, un’opera di pittura su tela, «è il frutto sacro, l’albero, le cui radici sono sottoterra come l’ipogeo e quindi invisibili. Descrive simbolicamente quanto sia determinante l’àncora delle nostre origini. Il quadro è stato esposto alla Biennale di Ferrara».

Crociate in Terra Santa, altra opera esposta nel maniero di Chianche, è stata realizzata a Napoli durante il periodo accademico ed esposta solo al Museo di Altavilla Irpina.

Si aggiungono alla personale di Ines De Leucio altre opere, come Il sogno di Armida, realizzato su materiali plastici, i disegni del liceo in carboncino, Il pastore e la luna, Le borse trifasiche per uomini invisibili. In particolare, ci sarà quella dedicata al Papa nel 2010, la borsa numero 0, nella manifestazione Open Art di Palazzo Bramante e patrocinata dal Comune di Roma; Elefanti in cammino, un cartoncino scenografico ideato per l’installazione creata nel Palazzo Ducale del principe Pignatelli in un evento curato dalla stessa Ines De Leucio, quattro opere di ceramica nella stanza numero zero e Il disegno Amore cosmico «dedicato a mio padre».

foto di Giuseppe Gaddi (scattate a maggio 2025 nell’angolo artistico Terranova)

Sono circa trecento le opere realizzate finora da Ines De Leucio, di cui trenta custodite presso un laboratorio di restauro ad Adelaide. La personale, sostenuta dall’amministrazione locale,  sarà un’opportunità per conoscere una parte significativa del percorso immaginativo dell’artista sannita e andrà a valorizzare uno di quei tanti luoghi ereditati dal passato che faticano spesso a trovare uno scopo funzionale nell’attuale contesto territoriale del Sud Italia; anni addietro, si legge con stupore da una lapide celebrativa,  quelle nobili mura del Castello di Chianche ospitarono celebri scrittori come Torquato Tasso, Giambattista Marino e John Milton, immerse in un paesaggio verde ancora intenso, sulla cima dello Stretto di Barba, ai confini tra Sannio e Irpinia. La notizia di una politica locale che destina un intera fortificazione medievale alla personale della pittrice sannita fa ben sperare nella nascita di un legame. Il futuro è da costruire.

A Murnau, la pittrice espressionista tedesca Gabriele Munter, accolta dalla comunità località ai piedi delle Prealpi Bavaresi, diede vita al movimento artistico Der Blaue Reiter (Il Cavaliere Azzurro) da lei fondato insieme a Kandinskij e altri. Non è il paragone artistico lo scopo, ma la modalità di creazione di comunità artistiche all’interno di villaggi o borghi, quella sì, potrebbe essere una solare visione…